di Ettore Ferrari

Al termine di una bella sfida, Bob Jungels mette alle spalle un periodo nero (compreso il Covid poco prima del Tour) e torna al successo aggiudicandosi per distacco la nona tappa del Tour de France. Menzione anche per Thibaut Pinot, anch’egli reduce da anni difficili, che sulla penultima asperità di giornata si è reso protagonista di uno spettacolare inseguimento, che lo ha portato a ridosso di Jungels, ma che poi ha dovuto cedere l’onore delle armi subendo, a sua volta, la rimonta di Castroviejo e Verona proprio in vista del traguardo.

Fuga con UAE in totale controllo – Decolla una fuga di 21 unità, con dentro la maglia verde Van Aert. Tappa impegnativa, da Aigle a Chatel le Port du Soleil (192,9 km). Ad una cinquantina di chilometri dal traguardo, in discesa, se ne è andato tutto solo Bob Jungels. Il gruppo degli ex compagni di fuga ha iniziato a sgretolarsi.

La classe di Jungels e la grinta di Pinot – Sono loro i protagonisti assoluti di questo finale di tappa. Il francese, sulla lunga salita di Pas de Morgins (15,4 km al 6,1%) decide di rompere gli indugi quando ormai il vantaggio del lussemburghese supera i 2′. Sfortunatissimo nell’ottava tappa, con due cadute (con tanto di pugno fortuito preso da un massaggiatore della Trek), il buon Thibaut Pinot si scatena letteralmente sulle rampe della salita di prima categoria, lasciando Jonathan Castroviejo e Carlos Verona, e lanciandosi verso uno splendido inseguimento, che infiamma il pubblico che, idealmente, lo spinge ad ogni sua pedalata. Il margine tra Jungels e Pinot scende metro su metro, ma l’ex pluri campione lussemburghese è atleta di classe (in carriera vanta anche una Liegi-Bastogne-Liegi) e, pur vedendosi ridurre vistosamente il patrimonio accumulato nella parte più dura della salita, ha il merito di sapersi amministrare e di rilanciare negli ultimi due chilometri, quando la pendenza è più morbida e le sue doti di passista e cronoman gli permettono di passare al GPM con 21″ su Pinot. Mancano 9,8 km al traguardo e la discesa favorisce Jungels (anche se Pinot si difende bene). Alle loro spalle, mai domi Castroviejo e Verona, che si trovano a poco più di 40″ dal fuggitivo.

Jungels, un calcio alla sfortuna. Provaci ancora Thibaut! – Termina la discesa, con Jungels che torna a guadagnare una decina di secondi su Pinot (che deve, forse, recriminare di aver lasciato troppo vantaggio all’avversario prima di scatenare la sua offensiva). Gli ultimi 4,2 km sono nuovamente in salita (media del 4,4%, con un tratto al 7/8% dai -2 all’ultimo chilometro) e Jungels pesca nel serbatoio le ultime energie, che gli consentono di arrivare vittorioso al traguardo e di conquistare un successo assai significativo. Deluso e stanco per aver fallito la vittoria, Pinot viene raggiunto e superato nelle ultime centinaia di metri con Castroviejo che chiude secondo a 22″, Verona a 26″ e lo stesso Pinot a 40″. Ultimo sussulto, lo scatto della maglia gialla, che chiude a ridosso dei primi (49″) con il rivale Vingegaard a ruota. Per i primi due un bottino di 3″ sul resto degli uomini di classifica (fra i quali un Damiano Caruso in crescendo di condizione).

Il ritorno al successo dopo due anni – Bob Jungels un talento lo è sempre stato, (lo ricordiamo maglia rosa per 3 giorni al Giro 2016, poi 6° in classifica finale e maglia bianca; ancora in rosa nel ’17 per ben 5 giorni con 8° posto finale e maglia bianca di miglior giovane; il citato trionfo alla Liegi nel 2018), ma negli ultimi anni è andato incontro ad un inatteso declino: 2020 incolore con passaggio di casacca a fine anno dalla Deceuninck-Quickstep alla francese AG2R Citroen-La Mondiale; ma il 2021 è stato disastroso con nessuna corsa conclusa nei primi 10! Il tutto a causa di un’endofibrosi iliaca, che ha lo portato anche ad un intervento. Il 2022, poi, non ha fruttato risultati fino al Tour de Suisse, dove ha chiuso al sesto posto finale prima di tornare a vincere il campionato nazionale a cronometro (a quasi due anni dall’ultima vittoria, sempre al campionato nazionale contro il tempo). Châtel les portes du Soleil la risurrezione.

Di Ettore Ferrari

Sono nato a Catania il 14 aprile 1971. In redazione dicono sempre che sono troppo preciso, da qui il nomignolo "nessun capello fuori posto". Sono la "Memoria storica" del ciclismo.

2 pensiero su “La rivincita di Jungels e il cuore di Pinot”
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