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Froome vince il Giro d’Italia numero 101, primo inglese ad alzare il Trofeo senza fine; a dirla tutta Chris nato a Nairobi fino all’anno 2007 aveva la nazionalità keniana tanto da essere ricordato con il soprannome il “keniano bianco”.

Un Giro combattutissimo contrassegnato più dai crolli fisici degli antagonisti (Yates, Pinot e Chaves) che da un predominio strategico o atletico del corridore del Team Sky. Un Giro che sembrava sin dalla presentazione ispirato all’equilibrio: due sole cronometro individuali per meno di 45 chilometri complessivi e ben 8 arrivi in salita per bilanciare. Un giro che farà storia si diceva; ma anzi che è già nella storia.

Con la vittoria del Giro d’Italia il keniano, ops il britannico del Team Sky, svetta nella classifica al primo posto del Ranking mondiale dell’UCI; alle sua spalle il campione del mondo in carica Sagan e al terzo e quarto posto due atleti italiani, rispettivamente Elia Viviani e Vincenzo Nibali.

Eh già gli italiani – Il Giro 101 sarà ricordato a lungo ne siamo certi ma per i colori italici sin dal principio si era capito che sarebbe stato un Giro non come i precedenti: poco più di un quarto degli atleti al via erano infatti italiani, benché il 76% fossero europei. Un Giro tutto rosa, ma pieno di spine per il nostro tricolore.

Rileggendo la classifica finale (Froome, Dumoulin e Lopez) balza da subito all’occhio l’assenza dell’italciclo dal podio; certo il quinto posto di Pozzovivo è un buon risultato per il corridore del Bahrain-Merida così come buono è il decimo posto della classifica generale per Davide Formolo; ma solo due italiani nei primi dieci è un magro bottino, ma si sa è segno dei tempi: di una globalizzazione di cui nemmeno le due ruote sembrano immuni.

Onore ai vincitori certo, ma una riflessione va fatta per il nostro ciclismo. Il Giro del 2018 oramai nella storia sarà ricordato come il Giro con un podio senza italiani. Un annus horribilis per il nostro Ciclismo! Eppure – guardando le classifiche e i palmarès – è l’Italia con le sue 68 vittorie, 64 secondi posti e 71 bronzi la prima nazione con il maggior numero di vittorie, ma l’ultima risale al 2016. Un anno da ricordare e che ricorderemo di certo, ma un anno un po’ amaro come non accadeva da tempo: è di sei edizioni fa il triste primato di nessun italiano sul podio con la vittoria del canadese Hesjedal. La storia del Giro ci ha riservato altri quattro casi e precisamente: nel 1995, nel 1988, nel 1987 e nel 1972.

Non è questa la sede per aprire polemiche, ma una riflessione attenta si ritine vada fatta! Con Nibali concentrato per lo più “oltr’alpe”. Aru completamente da reinventarsi il quadro appare francamente desolante; la sensazione è che senza una pianificazione attenta ed un investimento sui giovani il rischio di ritrovarsi senza corridori nostrani in gradi di fare classifica nei Grandi GT sia una triste prospettiva.

Ecco nel dettaglio le cinque edizioni del Giro d’Italia senza corridori italiani sul podio:

2018: Froome – Dumoulin – Lopez
2012: Hesjedal – Rodríguez – De Gendt
1995: Rominger – Berzin – Ugrumov
1988: Hampsten – Breukink – Zimmermann
1987: Roche – Millar – Breukink
1972: Merckx – Fuente – Galdos

Di Redazione

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