di Ettore Ferrari

Tappa entusiasmante con un ritrovato Vincenzo Nibali a riaccendere le speranze italiane. Il successo va al redivivo Simon Yates, ancora a segno dopo la crono in Ungheria. Richard Carapaz ritrova, dopo tre anni la maglia rosa.

Cronaca – Quattordicesima tappa, da Santena al capoluogo piemontese, solamente 147 km per una giornata senza un attimo di respiro. Superga e Colle della Maddalena da affrontare entrambe due volte. Una tappa che subito offre spettacolo.

Tracollo Valverde – Si forma un gruppo con quasi tutti i migliori, mentre si fa sorprendere Alejandro Valverde che, dopo due settimane molto accorte, perde il treno dei migliori già durante la prima ascesa verso Superga: è l’inizio del calvario dell’ex campione del mondo che non rientrerà più ed esce dai quartieri alti della classifica.

Forcing Bora Hansgrohe – Dopo che la fuga della prima ora viene annullata, davanti si forma un gruppo con la Bora a fare il ritmo in testa con Kelderman, Buchmann e Hindley. Un’andatura elevata da parte della formazione in maglia verde. Nel gruppo dei migliori, ci sono oltre ai tre Bora, Carapaz, Landa, Bilbao, la maglia rosa Lopez, Joao Almeida (prima attardato) e i vecchietti Nibali e Pozzovivo.

Nibali sugli scudi – Elegante, sciolto in salita, pedalata dei tempi migliori, Vincenzo Nibali, dopo aver annunciato a Messina il ritiro a fine stagione, sembra essersi tolto un peso dimostrando lo smalto dei giorni migliori. Ai -32, sul secondo passaggio a Superga, scattano a turno Carapaz, Hindley e anche Nibali. Il gruppetto di testa si assottiglia, restano i tre citati più un’encomiabile maglia rosa (lo spagnolo si sta superando in questo Giro). Si riforma il gruppetto.

Uno scatto e via, Carapaz s’invola – Richard Carapaz assesta un colpo secco (-28,6) nel tratto finale del Colle di Superga. Il campione olimpico è solo al comando, dietro nessuno tenta di replicare. Discesa condotta a tutta dall’ecuadoriano della Ineos, che va alla caccia della maglia rosa.

Ultima salita – Il margine tra Carapaz e il drappello inseguitore si assesta sul mezzo minuto, in attesa dell’inizio del Colle della Maddalena, ultima asperità di giornata. Lopez, intanto, dice addio alla maglia rosa dopo 10 giorni fantastici, bravo davvero! Solo 24” il margine a inizio salita. Parte Nibali e il distacco scende subito a 17”! Solo Hindley resta con lo squalo dello Stretto! Carapaz insiste, ma perde terreno. Così, Hindley rompe gli indugi e scatta (-14,3), ma Nibali non si disunisce. L’australiano recupera sul campione olimpico (-14). Manca poco alla vetta e Nibali torna sotto proprio sotto lo striscione del GPM (-13,6).

Lotta a quattro – Tuffo verso Torino, e su Carapaz, Hindley e Nibali si riporta Simon Yates, fuori classifica, che punta ai successi parziali. Il gruppetto inseguitore con Almeida & co. comunque non è lontano. Ai -5,1, in un tratto in pendenza, prova ancora un generoso Nibali, ma Hindley ricuce. Parte Yates (-4,6) e riesce ad andar via. Il capitano della BikeExchange non viene più ripreso e conquista il secondo successo parziale, dopo la crono di Budapest (la sesta in carriera nella corsa rosa). A 15″ Hindley (6″ di abbuono) supera Carapaz (4″ di abbuono) e Nibali; 5° Pozzovivo a 28″, poi Joao Almeida a 39″, la coppia Bahrain formata da Landa e Bilbao a 51″. Per sottolineare la durezza di questa tappa, scorrendo l’ordine d’arrivo, troviamo Buchmann 9° a 1’10”, poi il vuoto: Lopez a 4’25”, Hirt a 6’28” e 12° Valverde a 8’04”. Distacchi da grandi montagne.

Carapaz in rosa, Hindley secondo, Almeida sul podio, Nibali torna in top-ten – Richard Carapaz ritrova il rosa dopo il trionfo del Giro 2019, ma Jai Hindley lo tallona a soli 7″, 3° Almeida (nuova maglia bianca) a 30″. Il portoghese è là in lotta per il Giro, nonostante spesso sembra sul punto di crollare. Ai piedi del podio Mikel Landa a 59″, 5° Pozzovivo a 1’01”, 6° Bilbao a 1’52”, 7° Buchmann a 1’58”, 8° Nibali a 2’58”, 9° Lopez a 4’04”, 10° Valverde a 9’06”.

Di Ettore Ferrari

Sono nato a Catania il 14 aprile 1971. In redazione dicono sempre che sono troppo preciso, da qui il nomignolo "nessun capello fuori posto". Sono la "Memoria storica" del ciclismo.