di Ettore Ferrari

Tadej Pogacar e Remco Evenepoel sono i due campioni più completi dell’ultimo lustro, e si avviano a sfidarsi nell’anno che sta per arrivare. In questo ciclismo caratterizzato da talenti in erba che hanno sovvertito le gerarchie degli ultimi anni, indubbiamente le punte di diamante sono lo sloveno e il belga, soprattutto per la completezza del bagaglio tecnico e la capacità di sapersi affermare ovunque o quasi. Non dimentichiamo di certo Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel che, però, pur essendo fenomeni multidisciplinari non hanno nelle corde (soprattutto il tulipano) la classifica dei Grandi Giri.

2022: la consacrazione di Remco, la continuità di Tadej – La stagione appena trascorsa va in soffitta con la definitiva esplosione di Evenepoel, che ha dominato la Liegi-Bastogne-Liegi (primo acuto in una classica Monumento), la Clasica San Sebastian, la Vuelta a Espana (primo GT vinto al secondo tentativo) e, dulcis in fundo, il Campionato del Mondo, al termine di una fantastica galoppata solitaria. Una sequenza di vittorie incredibile, che lo hanno elevato a campione maturo, dopo vari sprazzi messi in evidenza nelle precedenti annate. Pogacar, dal canto suo, dopo due strepitosi trionfi consecutivi al Tour de France (2020-21) ha conosciuto, proprio alla Grande Boucle, la prima sconfitta per mano di uno straordinario Jonas Vingegaard, che lo ha battuto nettamente prima sulle Alpi e poi sui Pirenei. E qui va subito chiarito un concetto, che lo stesso capofila della UAE ha da subito sottolineato: il secondo posto al Tour, pur essendo una sconfitta, è stato pur sempre un grande risultato (un podio al Tour non è mai poca cosa!) maturato al termine di una cruenta battaglia con il danese della Jumbo-Visma (battuto l’anno prima, quando si era rivelato al mondo intero). Pogacar ha vinto 3 tappe, indossato per 5 giorni la maglia gialla e conquistato per il terzo anno consecutivo la maglia Bianca di miglio giovane. Tutto il 2022 è stato sulla falsariga delle precedenti annate, ha vinto tanto dimostrando una classe cristallina unica. Sedici vittorie, da febbraio ad ottobre con il bis al Lombardia, conquistato per il secondo anno consecutivo, dopo aver messo in bacheca Uae Tour, un’epica Strade Bianche (dopo oltre 50 km di fuga solitaria!), la seconda Tirreno-Adriatico consecutiva, il Tour of Slovenia, il G.P. di Montréal e la Tre Valli Varesine. In mezzo ha dato spettacolo alla Sanremo e sfiorato il Giro delle Fiandre (all’esordio sui muri), dove solo la maggiore esperienza di Van der Poel è riuscita a negargli la vittoria dopo una gara d’attacco.

Quinta stagione da pro’ per entrambi – Il 2023 sarà la quinta stagione da professionista sia per Pogacar che per Evenepoel. Il primo duello potrebbe essere alla Strade Bianche, poi le grandi classiche di primavera, soprattutto nelle Ardenne è prevedibile una sfida reale tra i due. Il ruolino nei GT pende, per ora, nettamente in favore dello sloveno che ha fatto terzo alla Vuelta 2019, poi due successi e un secondo al Tour, contro la Vuelta di Evenepoel. Tutti e due hanno già messo nel mirino gli obiettivi nelle grandi corse a tappe: Remco farà il Giro e Tadej ancora il Tour (per il quarto anno consecutivo), più che mai deciso a riprendersi lo scettro. Forse, faranno la Vuelta e allora si potrebbe, finalmente vedere la prima sfida tra i due nei Grandi Giri. Ma nutriamo più di un dubbio. Proprio la corsa spagnola (dopo la brillante performance nella stagione d’esordio) è stata sempre “dribblata” da Poggy nelle ultime tre stagioni e sarà improbabile la sua presenza anche l’anno prossimo; Remco, avendo ancora 23 anni, molto difficilmente il suo entourage gli farà fare due grandi corse a tappe nello stesso anno.

Il limite di Pogacar – Correre solamente un GT l’anno. Proprio questo è, per ora, il limite soprattutto di Pogacar (essendo Remco ancora giovanissimo). Stampa e addetti ai lavori spingono affinché lo sloveno punti alla grande accoppiata Giro-Tour (senza dimenticare a Giro-Vuelta o Tour-Vuelta), affascinante impresa tra le più difficili da compiere, l’ultimo è stato Marco Pantani nell’ormai lontano 1998. Nessuno nel nuovo Millennio ha conquistato nello stesso anno le due massime corse a tappe del mondo.

Di Ettore Ferrari

Sono nato a Catania il 14 aprile 1971. In redazione dicono sempre che sono troppo preciso, da qui il nomignolo "nessun capello fuori posto". Sono la "Memoria storica" del ciclismo.