Il matador

L’impresa firmata a Madrid da Primoz Roglic è di quelle destinate a rimanere scolpite nelle rocce storiche del ciclismo: 4 Giri di Spagna è un primato che in 79 edizioni della massima corsa a tappe iberica era riuscito prima solo a Roberto Heras (2000, 2003, 2004 e 2005).

Il record in Spagna e 5 GT in totale – Roglic è uno dei grandi di questo ciclismo ma, a differenza dei Pogacar, degli Evenepoel, dei Van der Poel, non è esploso da giovanissimo. È arrivato tardi al ciclismo, prima gareggiava con profitto nel salto con gli sci. Un infortunio e venne dirottato alla bici. Ha iniziato con una piccola formazione, arrivando nel World Tour addirittura a quasi 27 anni! Poi, è stato un crescendo, mattone dopo mattone ha costruito una carriera imponente, nonostante tante cadute, che non ne hanno di fatto scalfito la forza e la volontà di tornare sempre a vincere, ad alzare l’asticella e a conquistare nuovi traguardi. L’unico che non ha raggiunto è il Tour, ma pazienza. Il suo posto nella storia Primoz se lo è sudato e conquistato a pieno titolo. Vincere il suo quinto Grande Giro (oltre alle 4 Vuelte, vanta il Giro 2023) è stato un traguardo di assoluto spessore, che lo pone numericamente allo stesso livello di tre miti del ciclismo italiano e mondiale: Alfredo Binda (5 Giri), Gino Bartali (3 Giri e 2 Tour) e Felice Gimondi (3 Giri, 1 Tour e 1 Vuelta). Solo in sette sono riusciti a fare di meglio: l’inarrivabile Merckx (11); Hinault (10); Anquetil (8); Coppi, Indurain, Contador e Froome (7).

Quattro volte nella polvere, quattro volte sull’altare – Primoz Roglic è stato un vero gladiatore, altro che chiacchere di chi (pochi) cercano di sminuire le sue vittorie. Ripercorrendo le tappe della sua carriera, è incredibile notare che ad ogni tracollo ha fatto seguito una o più grandi vittorie, che ne hanno forgiato lo spessore di corridore davvero indistruttibile e in grado di superare sempre le difficoltà. Iniziamo dal settembre 2020…

  1. La Planche des Belles Filles e poi Liegi + Vuelta – 19 settembre 2020, una data destinata a rimanere nella storia del pedale. Va in scena il penultimo atto del Tour del Covid settembrino. Roglic è in maglia gialla ed è a un passo dal trionfo, tanto più che la cronometro di 36,2 km sembra adattissima alle sue doti di specialista del tic-tac. E invece? Invece viene travolto da un uragano di nome Tadej Pogacar! Il talentuoso connazionale sfodera una performance mostruosa e si prende la maglia gialla. Roglic alla partenza aveva 57” su Pogi, ma affonda perdendo 1’56” dallo scatenato rivale. Rimangono impresse la maschera mista di sudore e delusione di Roglic e quelle di stupore di Dumoulin e Van Aert, compagni di squadra, che lo aspettano all’arrivo. È una Waterloo, un colpo pesantissimo che potrebbe abbattere chiunque. Laurent Fignon, nel 1989, perse nella crono finale di Parigi un Tour già vinto, detronizzato dal rinato Lemond. Il francese aveva 29 anni e da quel momento fu l’ombra di se stesso. Succederà la stessa cosa a Roglic (che di anni ne ha quasi 31)? La rivincita alla Liegi-Bastogne-Liegi, al termine di una volata maldestra da Julian Alaphilippe in maglia iridata, smanioso di successo. Roglic ci crede e vince con un colpo di reni, mentre Alaphilippe si rialza pronto a festeggiare. Il francese viene infilzato come un tordo e poi pure squalificato per aver chiuso irregolarmente Pogacar e Hirschi. Qualche settimana dopo, Roglic partecipa alla Vuelta dando vita ad una sfida infuocata con Richard Carapaz. Sono gli unici ad indossare la maglia rossa: prima Roglic, poi Carapaz, ancora Roglic e ancora Carapaz e, infine, Roglic. Lo sloveno (vincitore di ben 4 tappe e della classifica a punti) precede l’ecuadoriano di soli 24”, bissando il successo dell’anno prima.
  2. Caduta e ritiro al Tour, poi oro olimpico + Vuelta – Primoz vuole la rivincita e lancia il guanto di sfida a Pogacar. Sarà un fallimento… il classe 1989, già in forte ritardo, perde oltre mezz’ora prima di non prendere il via della nona tappa per i postumi di una caduta nella terza tappa. Ripresosi a tempo di record vola in Giappone e vince l’oro olimpico nella cronometro, prima di firmare un grande tris consecutivo (nuovamente con quattro successi di tappa) alla Vuelta a Espana lasciando Mas a 4’42” e Haig a 7’40”.
  3. Gli anni passano, ma non la sfortuna al Tour… – Nel 2022 ancora caduta al Tour e pure alla Vuelta (quando era secondo dietro Evenepoel) con conseguenti abbandoni. Sembra la fine, viste le 33 primavere, ma non sarà così! Nel 2023 lascia spazio all’emergente Vingegaard al Tour e si concentra sul Giro d’Italia (già 3° nel ’19). Vince tutte le corse a tappe di rifinitura: Tirreno-Adriatico (e 3 tappe), Volta a Catalunya (e 2 tappe). Nella corsa Rosa corre con estrema sagacia tattica, lasciando il peso della maglia sulle spalle del “vecchio” Geraint Thomas, per poi sorpassarlo nella cronoscalata al Monte Lussari del penultimo giorno nel tripudio dei tantissimi tifosi giunti dalla vicina Slovenia che applaudono “Rogla”. In agosto, Primoz si impone nella Vuelta a Burgos (con 2 tappe), presentandosi alla Vuelta con quattro successi su quattro nelle corse a tappe disputate in stagione. La Jumbo-Visma piazza Sepp Kuss in roja, con i capitani Vingegaard (secondo) e Roglic (terzo) a fare da luogotenenti di lusso. Senza nulla togliere ai meriti di Kuss, se non ci fossero stati gli ordini dall’alto, sarebbe stata una sfida spettacolare tra il vecchio (Roglic, 34 anni) e il giovane (Vingegaard, 27 anni), stile Hinault-Lemond al Tour 1986. Qualcosa si rompe nel sodalizio neerlandese e Roglic (dopo 8 anni di successi) aderisce al progetto Red Bull.
  4. Storia recente, ancora asfalto al Paesi Baschi e al Tour (sempre lui!) e il poker in Spagna – Una caduta ai Paesi Baschi e un’altra al Tour (quando è in lotta per il podio) lo mandano al tappeto. Ma lui, fedele alla sua volontà d’acciaio, recupera (anche se non completamente) da una frattura a una vertebra. Il resto è storia con il poker appena messo in cantiere nella massima corsa a tappe iberica.