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Non è facile scrivere di un mito vivente che in un attimo, improvvisamente, è volato via per un viaggio senza ritorno. Un pomeriggio, il mare di Recanati (Giardini Naxos) la voglia di un bagno e di colpo la luce che si spegne. Vani tutti i tentativi di rianimarlo, Felice Gimondi non c’è più!

La Sicilia meta delle vacanze – Da anni Gimondi e la moglie Tiziana trascorrevano parte del periodo estivo nella splendida zona di Giardini Naxos (nel 2005 lo vidi in sella ad una mountain bike nella luminosa valle dell’Alcantara e in un’altra occasione, qualche anno dopo sempre in sella all’inseparabile bici, poco prima di entrare a Giardini, ndr). La notizia si è diffusa crudelmente: “Gimondi è morto”. È facile, in questi casi scivolare nella retorica, ma obiettivamente Gimondi Felice da Sedrina sembrava essere un immortale, tale è stata la dimensione autenticamente grande del Campione e dell’Uomo.

Umile, forte come una roccia, icona del ciclismo mondiale – Un uomo con la scorza dura, capace di combattere fino all’ultima stilla di sudore e di energia, e anche oltre. Le sue vittorie (e i tanti piazzamenti) ne fanno uno dei più grandi ciclisti di ogni epoca, ma è la rivalità intensa, spesso impari, con Eddy Merckx, il più grande campione di tutti i tempi, ad essere rimasta scolpita nel mito. Lo stesso Merckx, ha più volte detto, che l’avversario più forte sulla sua strada è stato il nostro.

Gimondi & Merckx – Una sfida sviluppatasi per un decennio (tra i Sessanta e i Settanta) lungo le rotte dei GT e delle grandi classiche e non solo. Una lotta infinita, vera, leale e cruenta. Innumerevoli i manifesti delle loro sfide. Ricordiamo i Giri: 1967, ’68, ’69, ’70, ’72, ’73, ’74, fino all’ultimo nel ’76 con il terzo sigillo di Felice a 34 anni con un Merckx ormai in declino verticale. Al Tour si scontrarono in tre occasioni (1969-72-75). Due le edizioni dei Mondiali rimaste indelebili nel ricordo di quanti ebbero la fortuna di vivere le loro gesta: 1971 a Mendrisio (primo Merckx e secondo Gimondi); 1973 a Barcellona con quell’incredibile volata di Felice che vince con astuzia davanti al velocissimo Maertens, Ocana e… Merckx, solo quarto (su quattro!).   

Sul podio con Pantani a Parigi (1998) – Chiusa la lunga parentesi agonistica agli inizi del 1979 (a quasi 37 anni) dopo aver vinto quasi tutto, Gimondi ha ricoperto vari ruoli di spicco, soprattutto in seno alla Bianchi, la sua seconda squadra nella carriera da professionista, divisa tra la Salvarani (1965-72) e appunto la gloriosa marca di telai (1973-79), che prima di lui era stata di Fausto Coppi. Nel 1998 Marco Pantani in sella ad una Bianchi straccia tutti in Francia e riporta il Tour in Italia dopo la bellezza di 33 anni dall’ultimo successo di un italiano con Gimondi. Sul podio dei Campi Elisi, c’è anche Felice (dirigente della squadra) che alza il braccio di Marco. Ma il nome di Gimondi è legato anche alla Gran Fondo che porta il suo nome (giunta alla 23esima edizione) e ad un’agenzia di assicurazioni. Gimondi non era più nel mondo del ciclismo, ma ogni qualvolta veniva interpellato le sue opinioni erano apprezzate da tutti per la pacatezza e la schiettezza. Sì non sembra vero che Gimondi non ci sia più.

Di Ettore Ferrari

Sono nato a Catania il 14 aprile 1971. In redazione dicono sempre che sono troppo preciso, da qui il nomignolo "nessun capello fuori posto". Sono la "Memoria storica" del ciclismo.

3 pensiero su “Gimondi campione immortale”
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