Giro-Tour-Mondiale: Pogacar raggiunge Merckx e Roche

L’incredibile performance realizzata sul circuito di Zurigo permette a Tadej Pogacar di mettere la firma su una tripletta straordinaria: Giro d’Italia, Tour de France e Campionato del Mondo nello stesso anno. Qualcosa di epico, e forse gli aggettivi non sono nemmeno sufficienti a definire interamente una così sensazionale impresa. Per rimanere allo sloveno, colpisce la freschezza atletica con la quale ha dominato quest’anno prima sulle strade italiane, poi in quelle di Francia e, infine, in territorio elvetico. Nessuno è mai riuscito minimamente a mettere in dubbio le sue vittorie, che sono arrivate (per Giro e Tour) al termine di tre settimane in cui ha letteralmente surclassato gli avversari (6 tappe e 20 giorni in rosa su 21 al Giro; 6 tappe e 19 giorni in giallo su 21 al Tour) e dopo 100 km di strepitoso monologo a Zurigo.

Ma andiamo a ripercorrere il cammino degli altri due super in grado di realizzare prima di Pogacar la tripletta nella stessa stagione.

L’ultimo Merckx – Il “cannibale” ha già vinto tutto, è il più grande e più vincente nella storia del ciclismo, ma gli manca un tris, mai realizzato prima da nessuno: aggiungere alla maglia rosa e a quella gialla anche la maglia iridata nello stesso anno. Siamo nel 1974, esattamente cinquant’anni fa e il campionissimo belga vive una primavera sottotono, sconfitte in serie e guai fisici. Dopo aver aperto la stagione con l’acuto al Trofeo Laigueglia, perde la Parigi-Nizza da uno straripante Zoetemelk (che lo batte pure alla Settimana Catalana), salta la Sanremo per una bronchite e non centra nessuna vittoria nelle classiche del Nord (3° al Fiandre, 2° alla Gand, 4° alla Roubaix, assente nelle Ardenne, 2° a Francoforte). Zero vittorie nelle classiche di primavera, mai successo dal 1966! Che si tratti di un Merckx crepuscolare viene confermato al Giro d’Italia, dove Eddy concede a Manuel Fuente la ribalta. Lo spagnolo è scatenato e sembra poter fare il colpaccio: vince a Sorrento e conquista la maglia rosa. Poi si ripete vincendo in rosa sul monte Carpegna e al Ciocco. Merckx vince la crono di Forte dei Marmi, prima vittoria giunta solamente alla 12esima tappa, non gli era mai successo. Una crisi di Fuente lancia Merckx in rosa nella “sua” Sanremo. Da quel momento, il formidabile grimpeur iberico è lontano per la lotta al successo (pur vincendo altre 2 tappe) ed emerge nel contempo il talento di Giambattista Baronchelli, esordiente e già in grado di contrastare i grandi dell’epoca. Il 22enne italiano rimonta facendo vacillare il trono di Merckx, che sulle Tre Cime di Lavaredo salva la maglia per soli 12”! Sul podio finale con il belga e Baronchelli anche lo storico rivale Felice Gimondi, in maglia iridata, anche lui vicinissimo a soli 33”. Prima di andare al Tour, Merckx “passa” dalla Svizzera e domina il Tour de Suisse. Al Tour Merckx ritorna ad essere Merckx: 8 tappe (!), 21 giorni in maglia gialla e un trionfo mai messo in discussione. L’avversario più ostico è il leggendario Raymond Poulidor (nonno di Mathieu Van der Poel), vittorioso a Saint-Lary-Soulan e secondo a Parigi a 8’04” da Eddy. Dopo 5 Giri (come Binda e Coppi e come mai più nessuno) e 5 Tour (come Anquetil), Merckx si prende di forza il terzo titolo mondiale sul durissimo circuito canadese di Montréal (prima volta di un mondiale fuori dall’Europa). Dopo una gara generosa all’attacco di Thévenet, Merckx prende decisamente le redini della gara staccando gli avversari, meno uno… l’irriducibile Poulidor che a 38 anni è il primo degli umani. Così Eddy completa uno straordinario tris che allontana il suo declino che, però, dopo una primavera mostruosa nelle classiche (4 successi, di cui 3 Monumento!), si materializzerà l’anno successivo al Tour ad opera di Bernard Thévenet.    

Il miracolo di Roche – Stephen Roche è un ottimo corridore, vincitore di vari Small Tour, sul podio di un mondiale (bronzo) e del Tour 1985 (terzo), dopo una stagione bloccata da un infortunio, realizza nel 1987 la stagione della vita. L’irlandese corre con la Carrera di Boifava. Al Giro leadership divisa a metà tra lui e il vincitore dell’ultima edizione, Roberto Visentini. Il bresciano indossa la prima maglia rosa, poi Roche vince la suggestiva cronodiscesa del Poggio, e assieme guidano la Carrera al successo nella cronometro a squadre di Lido di Camaiore. Roche vesta la rosa per ben 10 giorni. Poi, nella crono Rimini-San Marino, Visentini domina infliggendo distacchi severi a tutti e si riprende lo scettro. Due giorni dopo succede l’impensabile, Roche va in fuga da lontano, salendo verso Sappada Visentini ha una crisi di nervi e crolla, Roche insiste e si riprende la maglia! Quel giorno viene ribattezzato il “golpe di Sappada”. La squadra si divide, chi sta con Visentini e chi con Roche. Ma ormai il bresciano è in caduta libera, mentre l’irlandese vola a vincere il Giro d’Italia apponendo il sigillo nella crono finale di Saint Vincent. Secondo Millar a 3’40”, terzo Breukink a 4’17”. Roche punta il Tour e dopo il successo nella maxi crono di Futuroscope (87,5 km!), la sfida per la vittoria finale diventa incandescente nell’ultima settimana. La cronoscalata al Mont Ventoux illude i francesi con il successo di Jean-Francois Bernard (designato come erede di Hinault), che conquista la maglia gialla. Il giorno seguente Roche (nuova maglia gialla) e Delgado (vincitore a Villard-de-Lans) fanno saltare il banco. Lo spagnolo è scatenato e sull’Alpe d’Huez sfila la maglia a Roche. A La Plagne (successo del redivivo Fignon) si sfiora il dramma: Delgado vuole incrementare il margine su Roche e attacca nel finale, ha un bel vantaggio, supera la linea, ma pochissimi secondi dopo ecco Roche! L’irlandese con un ultimo chilometro in apnea riesce ad arrivare quasi in scia. Dopo l’arrivo stramazza al suolo e viene soccorso con la maschera d’ossigeno. Il giorno dopo riparte e nella penultima tappa (crono di Digione vinta da Bernard) sopravanza Delgado in classifica e si riprende definitivamente la maglia gialla. A Parigi, Roche precede di 40” Pedro Delgado e di 2’13” Bernard. Roche appagato? Neanche per sogno. Sul circuito austriaco di Villach, un drappello di tredici unità si gioca il mondiale in uno sprint in lieve ascesa. Rolf Sorensen è in testa, parte secco Roche, guadagna un lieve margine che conserva nonostante la rimonta di Moreno Argentin secondo. Roche doveva lavorare per Kelly (solo quinto), ma alla fine ha meritato il titolo e completato la tripletta stellare. Nuovi guai fisici nell’88, non tornerà più nemmeno lontanamente ai livelli del 1987.

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