di Turi Barbagallo

Jacques Anquetil si aggiudica per “dispersione” la 52esima edizione della Liegi Bastogne Liegi, riuscendo così ad annullare un fastidioso zero nel suo ricchissimo palmares, quello della casella “classiche monumento”.

Jacques e la Classiche – Il francese è il più grande corridore che ha calcato le strade fra Coppi e Merckx. A 32 anni suonati, ha già vinto cinque Tour, due Giri e una Vuelta. E’ il primo corridore a completare la tripla corona del ciclismo. Elegantissimo sulla bicicletta come pochi, mostra un certo snobismo nei confronti delle corse in linea, a tal punto che ne annovera poche nel suo carniere e, soprattutto, nessuna classica monumento. La stampa dell’epoca riporta che era arrivato a sostenere che le corse di un giorno fossero delle vere e proprie lotterie, dove spesso non vinceva il migliore, manifestando apertamente una sorta di indifferenza per la mancanza di successi nelle Monumento. Deficienza per un campione del suo calibro. Non poteva non
sapere che questa era una lacuna che andava a tutti i costi colmata.
L’occasione giusta per mettere a posto le cose si presenta alla LBL del 1966.

La corsa – Una bella giornata investe la Vallonia, un caldo quasi soffocante tramortisce le ambizioni dei belgi, assai abili con la pioggia e con il gelo,
e mette di buon umore Anquetil che interpreta in modo assai vigile la corsa sin dal primo metro. Sulla Cote de La Burquette decide di rompere gli indugi. Mancano quarantatré chilometri all’arrivo, e con poche pedalate si porta sul trio al comando composto da Schleck (papà di Andy e Frank), e da Spruyt e Genet. Pochi chilometri assieme a loro ed a Mont-Thieux si libera agevolmente della compagnia. Mancano ancora 35 km all’arrivo, li interpreterà come se fosse un Gran Premio delle Nazioni, celebre corsa contro il tempo che l’ha visto dominatore in nove edizioni. Al velodromo di Rocourt di Liegi si presenterà con quasi cinque minuti di vantaggio sui primi inseguitori anticipati da Van Schils e In’t Ven. Del plotoncino fanno parte anche Merckx, alla prima apparizione a Liegi, e Gimondi.

Il dopo gara – La vita di Anquetil, però, fu spesso “borderline”. Il trionfo appena descritto ha avuto una sua coda nell’immediato dopocorsa. Fermo oppositore delle nascenti regole stringenti sul doping, si rifiutò di sottoporsi al prelievo di urina nel dopogara. Il francese gridò ai quattro venti che, se declassato, mai più avrebbe partecipato a competizioni su terra belga, sostenendo nel contempo che mai al mondo avrebbe pagato la sanzione prevista. Sta di fatto che tenne duro e, grazie soprattutto ai regolamenti poco chiari
dell’epoca, riuscì a mantenere la sua vittoria. I più maligni diranno che ha pagato la sanzione per la sua classica monumento. Quel che è successo nel dopo gara non verrà mai chiarito del tutto. E’ certo, invece, che sulla strada si è assistito ad un vero e proprio trionfo.

Di Redazione

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