di Ettore Ferrari

Il giorno precedente, Hinault ha praticamente messo le mani sul sesto Tour con un’azione fantastica nella prima frazione pirenaica. Ma il bretone, si sa, è campione unico e da quasi un decennio domina la scena mondiale con azioni che sono rimaste scolpite nella leggenda del ciclismo.

Il gusto dell’impresa – Quante vittorie, dopo fughe d’altri tempi hanno caratterizzato l’epopea del Tasso. E lui non si risparmia (col senno del poi, errore imperdonabile), in classifica ha oltre 5’ (!) di vantaggio sul secondo, che è pure suo compagno di squadra (Lemond), e nella top-ten ci sono altri compagni della sua formazione. Fignon è saltato, Roche non è quello dall’anno prima e neanche Lucho Herrera; Delgado è lontano in classifica; rimane il solo Urs Zimmermann che, però, è nella morsa de La Vie Claire, la squadra di Hinault e Lemond. Così, Bernard si lancia in una nuova azione su è giù i Pirenei. Attacca nella discesa del Tourmalet, riprende gli attaccanti di giornata, li stacca e si lancia solitario verso un’impresa memorabile. Vuole stravincere! Superato l’Aspin, rimane solamente la salita finale che porta il Tour a Superbagnères.

Il crollo di Hinault! – Le gambe improvvisamente non girano come devono, gli inseguitori mordono la preda e tra essi c’è proprio Lemond che non aspetta altro. Sulle pendenze dell’ultimo colle pirenaico, dove lo stesso Hinault vinse nel 1979, le blaireau intuisce che stavolta, forse, ha osato un po’ troppo e comincia a sentire l’alito degli avversari. Metro dopo metro, il fuoriclasse francese vede dilapidare il proprio margine. Niente di irreparabile, visto il considerevole patrimonio di minuti che ha nella Generale. Lemond, Herrera, Hampsten e Zimmermann raggiungono la maglia gialla nella discesa verso Luchon. Ma non appena inizia l’erta finale, lui non riesce neppure ad accodarsi: è l’inizio della disfatta.

Zimmermann attacca e Lemond non si fa pregare – Lo svizzero della Carrera (nella sua annata migliore) allunga in progressione e Lemond non aspetta altro. L’americano risponde e poi rilancia, riprendendo Hampsten, che aveva attaccato all’inizio della salita. Lemond assesta uno scatto, è solo! Finalmente libero da ruoli di gregariato di lusso, che gli hanno tarpato le ali, prima alla corte di Cyrille Guimard alla Renault al Tour 1984 (stravinto dal compagno di squadra Laurent Fignon) e poi nell’85, terzo al Giro e poi secondo al Tour, a fare da paggetto al grande Hinault. Sul traguardo, Greg Lemond è raggiante, primo in solitaria con oltre un minuto su Herrera e il fido Hampsten, ma soprattutto con oltre 4’ su Hinault. Improvvisamente, quello che sembrava (per come si erano messe le cose il giorno prima) il Tour più facile da vincere per il francese, il suo trono vacilla. È ancora maglia gialla, ma ormai le gerarchie stanno per capovolgersi. Pur con il suo eccezionale carisma, Hinault non riuscirà a contenere l’irresistibile ascesa di Lemond, che sulle Alpi si impadronisce del primato per poi portarlo, primo americano nella storia, fino a Parigi. Hinault darà ancora spettacolo fino all’ultimo metro giungendo secondo e chiudendo la sua straordinaria ed irripetibile storia alla Grande Boucle, comunque con un rammarico: il sesto Tour era veramente ad un passo.

Di Ettore Ferrari

Sono nato a Catania il 14 aprile 1971. In redazione dicono sempre che sono troppo preciso, da qui il nomignolo "nessun capello fuori posto". Sono la "Memoria storica" del ciclismo.