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di Giuseppe Girolamo

La centenaria storia del Giro d’Italia inizia da Milano, da Piazzale Loreto. Un manipolo di intrepidi ciclisti prendono il via a notte fonda. La prima frazione con arrivo a Bologna si è corsa sulla distanza di 400 km (chilometro più, chilometro meno) e ha visto il successo di Dario Beni, in 14h 16′. Quell’edizione della corsa ideata dalla Gazzetta dello Sport, su suggerimento del giornalista forlivese Tullo Morgagni, si disputò in otto tappe, per complessivi 2447 km. La vittoria finale arrise a Luigi Ganna, vincitore anche di tre traguardi parziali. Ironia della sorte a tagliare vittorioso la linea d’arrivo dell’ultima frazione fu ancora lui, Dario Beni.

Da quel 1909 il Giro d’Italia è entrato a pieno titolo nella storia sportiva italiana, regalando pagine memorabili di sport e di vita. Non solo una gara in bici, ma un viaggio itinerante attraverso i luoghi più suggestivi dello Stivale. Il Giro d’Italia è stato sdoganato anche in Paesi esteri, segno questo di una matrice internazionale oramai consolidata. Le grandi salite come espressione massima di uno sport fatto di sudore e fatica, capace di regalare emozioni uniche. Non solo grandi montagne però, il Giro d’Italia riesce a catalizzare l’attenzione anche in tappe di pianura, dove l’arrivo in volata lascia sino all’ultimo l’incertezza del risultato.

I plurivittoriosi sono Alfredo Binda, Fausto Coppi ed Eddy Merxkx, tutti con cinque successi. In 102 edizioni la corsa rosa ha visto la nascita, ma nello stesso tempo la caduta di grandi campioni. Marco Pantani ne è l’esempio più concreto. Il ciclista romagnolo spiccò il suo primo volo nel 1994 sul traguardo della 14esima tappa con arrivo a Merano, per poi subire qualche anno dopo la sua più umiliante sconfitta, nel 1999 a Madonna di Campiglio, escluso dalla corsa per ematocrito alto. Una storia, quella del Giro d’Italia, in cui entra di diritto Mario Cipollini, vincitore di 42 tappe, record assoluto davanti ad Alfredo Binda.

Ogni anno il Giro è sinonimo di sfida e duelli tra ciclisti, ma anche di festa tra le varie località attraversate. In questo 2020 c’è bisogno di ritrovare nuove emozioni. Per questo attendiamo, adesso più che mai, che la macchia rosa ritorni a sorprenderci.

(foto Filippo Mazzullo)

Di Giuseppe Girolamo

Sono siciliano, anche se sono nato (per puro caso) a Torino il 28 giugno 1973. Perchè scrivo di ciclismo? Perchè da corridore ero troppo scarso! Addetto stampa e organizzatore di eventi sportivi e culturali. Per info: giuseppegirolamo@gmail.com