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di Ettore Ferrari

Dopo Ercole Baldini (1 dicembre 2022), un altro grande del ciclismo italiano è venuto a mancare in questo 2022 proprio alla vigilia di Natale: Vittorio Adorni. Campione elegante, raffinato sulla bici e fuori, seppe essere grande interprete della meravigliosa epopea degli anni Sessanta, per le sue vittorie, ma anche per il garbo e la capacità di relazionarsi con tutti, tanto da essere uno degli attori principali del celebre Processo alla Tappa di Sergio Zavoli.

Giro e Mondiale stravinti, compagno di squadra di Gimondi e Merckx – Adorni era nato il 14 novembre 1937 e, dunque, aveva da poco più di un mese compiuto 85 anni (portati alla grande). Professionista dal 1961 al 1970, seppe ritagliarsi un ruolo da grande protagonista nel ciclismo della sua epoca vincendo il Giro d’Italia 1965 e il campionato del mondo 1968, al termine di una fantastica galoppata solitaria a Imola con un vantaggio abissale (quasi 10′!). Corse al fianco del primo Gimondi (1965-66) e del primo Merckx (1968), al quale seppe dare importanti consigli nella vittoria del cannibale al Giro ’68, con lo stesso Adorni secondo. Fu anche campione d’Iltalia (1969). Uomo da corse a tappe, vinse anche 2 Giri di Romandia, 1 Giro di Sardegna, 1 Giro del Belgio e 1 Tour de Suisse. Il Giro era nelle sue corde, oltre al trionfo netto del ’65 (11’26” su Zilioli e 12’57” sull’esordiente Gimondi, suo compagno di squadra nella mitica Salvarani) con tre successi parziali, fu 5° nel ’62, 2° nel ’63, 4° nel ’64, 7° nel ’66, 4° nel ’67, ancora 2° nel ’68, 12° nel ’69 e 10° nel ’70, alla sua ultima partecipazione. Il Tour, invece, gli fu indigesto con due ritiri e solo un 10° posto nel ’64. Alla Vuelta si piazzò 5° nel ’68, nella sua unica presenza.

Il primo opinionista accanto a De Zan – Ritiratosi relativamente giovane (33 anni), fu per un brevissimo periodo direttore sportivo, assicuratore (per una vita) e commentatore per tanti anni al fianco del mitico Adriano De Zan, col quale formava un’affiatata coppia.

Di Ettore Ferrari

Sono nato a Catania il 14 aprile 1971. In redazione dicono sempre che sono troppo preciso, da qui il nomignolo "nessun capello fuori posto". Sono la "Memoria storica" del ciclismo.