di Giuseppe Girolamo

Il 2 gennaio 1960 moriva Fausto Coppi. Il Campionissimo dello sport italiano vittima della malaria contratta qualche settimana prima durante un safari in Africa.

Accoppiata – Restano le gesta di un campione inimitabile. Restano le vittorie in cinque edizioni del Giro d’Italia e le due al Tour de France. Primo ciclista della storia ha realizzare la doppietta Giro-Tour.

Rivalità – Indelebile il ricordo dei duelli con l’eterno rivale Gino Bartali. L’Italia ritrovava nei due pedalatori l’orgoglio di un intero popolo, sconfitto dalla guerra. In quelle pedalate c’era la voglia di ricominciare, di lottare e vincere. Una rivalità mai nascosta. L’Italia spaccata in due: coppiani e bartaliani. Un Italia – però – capace di aiutarsi nei momenti difficili, come quel giorno in cui Bartali passò la borraccia a Coppi (o vicerversa). Quella è stata, resta e sarà l’immagine di due miti imparregiabili. L’immagine di valori sportivi e morali senza eguali. Un immagine senza tempo, come senza tempo è il mito di Fausto Coppi a 64 anni dalla morte.

Coppi è molto di più di un campione del passato. E’ un’icona! E’ una di quelle figure che esce dai confini dello sport e invade il campo largo della storia. La vita del “Grande Airone” è stata una gigantesca opera teatrale che non ci stanchiamo mai di rivivere: ogni replica è più ricca di voci, suoni, immagini. Il Campionissimo andrebbe studiato a scuola.

Di Giuseppe Girolamo

Sono siciliano, anche se sono nato (per puro caso) a Torino il 28 giugno 1973. Perchè scrivo di ciclismo? Perchè da corridore ero troppo scarso! Addetto stampa e organizzatore di eventi sportivi e culturali. Per info: giuseppegirolamo@gmail.com

Un pensiero su “Un mito senza tempo”
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