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di Ettore Ferrari

Jasper Stuyven sorprende tutti e si impone nella 112edizione della Milano-Sanremo beffando i grandi favoriti della vigilia.

Dopo l’insolita esperienza estiva, la Milano-Sanremo torna nel suo calendario abituale, torna anche nel percorso classico. Solo il Turchino non è presente sul tracciato, sostituito dal Colle di Giovo. Per il resto, i tre Capi e il piatto forte finale con la Cipressa e, soprattutto, il Poggio, prima del tuffo in discesa verso il traguardo che dà l’immortalità ciclistica.

Cronaca – La prima monumento della stagione chiama soprattutto Julian Alaphilippe, Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel, i tra campioni che hanno dato spettacolo alla recente Tirreno-Adriatico. La fuga di giornata prende corpo dopo soli 7 km di gara. Sono sette i coraggiosi in avanscoperta: Nicola Conci, Andrea Peron, Charles Planet, Mattia Viel, Filippo Tagliani, Alessandro Tonelli, Taco Van der Hoorn e Mathias Norsgaard. Dietro, le squadre dei grandi favoriti non hanno mai dato troppo spazio alla fuga.

I tre Capi – Nell’ordine: Mele, Cervo e Berta. Il primo a staccarsi è Peron. Una foratura di Sam Bennett (vincitore di 2 tappe alla Parigi-Nizza), poco prima del Berta, è l’unico sussulto di questi strappi. L’andatura è velocissima nel gruppo.

Cipressa, fase di studio – Sono 5,650 km al 4,1% (max 9%), la cui cima è a soli 21,6 km da Sanremo. I reduci della fuga sono Tonelli, Van der Hoorn, Conci e Norsgaard che attaccano la salita con pochi secondi di vantaggio. Non appena la strada si drizza sui pedali il quartetto si sfalda e davanti resta solo Van der Hoorn, ultimo ad essere ripreso a 24,4 km dal termine, dopo quasi 270 km di fuga! È la Jumbo-Visma a fare il forcing in testa al gruppo con Sam Oomen e Van Aert in seconda posizione. Poco dietro, Alaphilippe a ruota di Van der Poel. Ultimo pezzo della salita con la Ineos a prendere le redini, ma nessuno scatta e la selezione è solo nella coda del gruppo. In discesa conduce sempre la formazione che ha in Michal Kwiatkowski (vincitore della Sanremo 2017) e nel talento precoce di Tom Pidcock gli uomini di punta. Fase di avvicinamento al Poggio, che sarà come quasi sempre il giudice supremo del mondiale di primavera.

Il Poggio – Eccolo il momento più atteso! Ai -9 inizia il Poggio, la rampa simbolo dalla corsa, inserita per la prima volta da Vincenzo Torriani nell’ormai lontano 1960. Sono appena 3,7 km (pendenza media del 3,7% con punte massime all’8% poco prima della cima) che hanno scritto la storia di questa classica; altrettanto decisivi sono anche i successivi 3,2 km in discesa, prima del ritorno sull’Aurelia per gli ultimi 2,3 km da percorrere tutti d’un fiato e arrivare in via Roma dopo 299 km. Tira fortissimo Filippo Ganna fino ai -7,2. Poi, è il momento di Julian Alaphilippe! Il campione del mondo scatta alla sua maniera ai -6,5 con Van Aert subito prontissimo come nell’edizione 2020. Stavolta, però, i due non fanno la differenza e inizia la discesa. Primo tratto condotto da Van Aert, poi Kwiatkowski, ma Jasper Stuyven, uno degli outsiders, sorprende tutti e se ne va poco prima dell’arrivo sull’Aurelia.

Stuyven resiste e i “tre tenori” restano all’asciutto – Su Stuyven si riporta Soren Kragh Andersen, dietro si controllano. Trentin prova, poi si ferma, mentre davanti e Stuyven salta Kragh Andersen che si pianta e vine riassorbito. Il belga della Trek-Segafredo conquista il successo che vale una carriera. Primo dei battuti Caleb Ewan (in grande spolvero sul Poggio), poi Van Aert a completare il podio, quindi Peter Sagan (in ripresa dopo il Covid), Van der Poel e Matthews. Sonny Colbrelli, 8°, è il primo degli italiani. A chiudere il primo gruppo, Pidcock (15°), Alaphilippe (16°) e Kwiatkowski (17°).

Poche ma buone: le vittorie di Jasper Stuyven in carriera – Classe 1992, compirà 29 anni il prossimo 17 aprile, Stuyven è solo alla nona vittoria da pro’. Nel suo curriculum, però, troviamo: 1 tappa alla Vuelta a Espana, 2 tappe al BinckBank Tour, la classifica finale del Giro di Germania 2019, e semiclassiche come la Kuurne-Bruxelles-Kuurne 2016, il G.P. de Wallonie e il G.P. jef Scherens 2018, e l’Omloop Het Nieuwsblad 2020.

Di Ettore Ferrari

Sono nato a Catania il 14 aprile 1971. In redazione dicono sempre che sono troppo preciso, da qui il nomignolo "nessun capello fuori posto". Sono la "Memoria storica" del ciclismo.