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di Ettore Ferrari

Successo di Andrea Vendrame nella 12esima tappa del Giro, da Siena a Bagno di Romagna (212 km). Per l’Italia arriva il secondo acuto in questo Giro dopo il trionfo di Filippo Ganna nella crono d’apertura.

Cronaca – Dopo gli sterrati senesi, che hanno ridimensionato le aspettative su Evenepoel, la corsa rosa propone un’altra frazione impegnativa nell’Appenino Tosco-Emiliano con un gruppo folto di ben 16 unità che ha via libera dal gruppo. Le fughe in questo Giro stanno avendo ottimi riscontri, e con il benestare della Ineos Grenadiers della maglia rosa Bernal i minuti di vantaggio salgono in maniera esponenziale.

Il Passo del Carnaio spezza l’equilibrio e si involano in quattro – La corsa si decide sull’ultima salita con il gruppo di testa che esplode e davanti restano George Bennett, Andrea Vendrame, Gianluca Brambilla e Chris Hamilton. Molto generoso l’ex tre volte campione d’Italia Giovanni Visconti, che ha inseguito ma che alla fine ha dovuto accontentarsi della quinta posizione. I battistrada dopo la salita si tuffano in discesa per giocarsi la vittoria di tappa. Molto nervoso Brambilla, che sente la tensione e si vede sfuggire Hamilton e Vendrame ai -3. Il portacolori della Trek aspetta la replica di Bennett che non c’è. Così Hamilton e Vendrame hanno campo libero e nella volata a due emerge la grande voglia di rivalsa di Andrea Vendrame contro le tante sfortune subite in carriera (investito in allenamento nell’aprile 2016 con un grave trauma cranico-facciale; un’assurda aggressione, sempre in allenamento lo scorso dicembre; il salto di catena nella 19esima tappa del Giro 2019, che di fatto gli ha precluso la chance di vincere la tappa mentre era in fuga con altri). Le lacrime di fine tappa sintetizzano tutto quanto passato dal ciclista veneto (classe 1994). Brambilla supera Bennett per un terzo posto carico di rabbia e recriminazioni. Dopo Visconti, gli altri protagonisti della fuga.

Nibali all’attacco prima con Ciccone e poi da solo: azione dimostrativa – Lo squalo dello Stretto (lontano in classifica, oltre 4′ il ritardo dalla maglia rosa) non si arrende e prima va via sull’ultima salita con Ciccone. Il tentativo viene annullato dalla Ineos. Poi, ancora all’offensiva in discesa, sfruttando le sue ben note doti di discesista. Un attacco che, alla fine, gli permette di guadagnare solo 7″ ai big della Generale, un’inezia. Azione dimostrativa o rinascita del siciliano? Lo scopriremo sabato sullo Zoncolan.

Di Ettore Ferrari

Sono nato a Catania il 14 aprile 1971. In redazione dicono sempre che sono troppo preciso, da qui il nomignolo "nessun capello fuori posto". Sono la "Memoria storica" del ciclismo.