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di Ettore Ferrari

Gosta Pettersson, primo di 4 fratelli tutti ciclisti professionisti (!), è nato il 29 novembre 1940. Assieme ai fratelli Sture (1942-83), Erik (1944) e Tomas (1947) fu protagonista negli anni ’60 di una incredibile serie di vittorie nella 100 km a squadre, indimenticata e affascinante specialità tra i dilettanti, purtroppo da anni cancellata.

I trionfi iridati e le medaglie olimpiche – Nel 1964 Gosta Pettersson (già 24enne) conquista la medaglia di bronzo a Sallanches nella prova in linea iridata vinta dal diciannovenne Eddy Merckx. Stesso risultato alle olimpiadi di Tokyo nella 100 km a squadre (assieme ai fratelli Sture ed Erik e ad Hansen). Quattro anni dopo, ai Giochi di Città del Messico ’68, si prende l’argento sempre nella 100, assieme a Sture, Erik e al più giovane Tomas; nella prova in linea è terzo. Quindi ben tre vittorie mondiali consecutive (1967-68-69) nella “100 km”. Ma i successi per il più grande dei fratelli non mancarono nemmeno nelle prove in linea: Giro di Svezia 1967-69; Giro di Tunisia ’64; Giro del Marocco ’67; Giro di Gran Bretagna ’68. Dopo una così titolata carriera tra i dilettanti, nel 1970 Gosta Petterson passa professionista a quasi 30 anni con i tre fratelli nella Ferretti diretta da Alfredo Martini.

Esordio ed è già 3° al Tour! – Forte di una maturità atletica già consolidata, Pettersson sembra subito un professionista di lungo corso e ottiene la vittoria nel Giro di Romandia, un ottimo 6° posto al Giro e addirittura il podio al Tour de France, dietro l’imbattibile Merckx e l’altro esordiente Joop Zoetemelk. In quella prima stagione, coglie pure la vittorie nella Coppa Sabatini e nel Trofeo Baracchi (in coppia con Tomas).

1971: la vittoria al Giro – In avvio di stagione si piazza 2° al Giro di Sardegna e alla Parigi-Nizza e 3° alla Milano-Sanremo, tutte corse dominate da Merckx. Poi, è 2° alla Settimana Catalana e 1° al Giro delle Marche. Al Giro d’Italia, assente Merckx, è uno dei favoriti. Diretto magistralmente da Martini, corre con grande sagacia tattica rimanendo sempre nelle posizioni d’avanguardia, fino alla 18esima tappa, Lienz-Falcade (vinta da Gimondi), in cui strappa la maglia rosa a Claudio Michelotto. A Milano precede di 2’04” Herman Van Springel e di 2’35” Ugo Colombo; solo settimo Gimondi. Sulle ali dell’entusiasmo per quell’inatteso trionfo, Petterson si aggiudica l’impegnativo Giro dell’Appennino. In chiusura di stagione è secondo con Tomas nelle crono a coppie di Baden-Baden e al Baracchi. Nel ’72 vince il Trofeo Cougnet e al Giro si conferma a grandi livelli giungendo 6° nella classifica finale, arricchito dal successo, davanti a Eddy Merckx, nella tappa Cosenza-Catanzaro, al termine di una entusiasmante fuga a due conclusa con oltre 4’ di margine sul gruppo. Poi, l’inesorabile declino fino al ritiro nel 1974 (10° al Giro).

Di Ettore Ferrari

Sono nato a Catania il 14 aprile 1971. In redazione dicono sempre che sono troppo preciso, da qui il nomignolo "nessun capello fuori posto". Sono la "Memoria storica" del ciclismo.