di Ettore Ferrari

Un’altra giornata spettacolare sulle strade di Francia, con una fuga a lunga gittata che premia il talento di Matej Mohoric. Ma oggi sono successe tante cose: l’attacco di un gruppo numeroso con Nibali, Van Aert e Van der Poel; lo sterile assalto di Carapaz nel finale; il crollo di Primoz Roglic, che dice addio al sogno di vincere la Grande Boucle.

Cronaca – Da Vierzon a Le Creusot per la settima tappa di questo Tour. È la tappa più lunga in programma, ben 249,1 km con un tracciato da classica delle Ardenne. I primi 150 km sono pianeggianti, a parte qualche strappo, poi si entra negli ultimi 100 km con ben 5 gran premi della montagna (due di terza, due di quarta e l’ultimo di seconda categoria). Chi pensa che la vera bagarre scoppi solamente nel finale sbaglia di grosso, perché la corsa s’infiamma sin da subito.

Evadono in 30, c’è la maglia gialla, Van Aert, ma c’è anche Nibali – Dopo le prime scaramucce, prende corpo la fuga. Un gruppo assai numeroso (30 aleti!) prende il largo, sono: Mathieu Van der Poel e Xandro Muerisse (Alpecin-Fenix), Wout Van Aert e Mike Teunissen (Jumbo-Visma), Kasper Asgreen e Mark Cavendish (Deceuninck-QuickStep), Vincenzo Nibali, Toms Skujins e Jasper Stuyven (Trek-Segafredo), Philippe Gilbert, Harry SweenyBrent e Van Moer  (Lotto Soudal), Kasper Asgreen e Mark Cavendish (Deceuninck-QuickStep), Imanol Erviti e Ivan Cortina (Movistar), Magnus Cort e Ruben Guerreiro (EF-Nippo), Jan Bakelants e Danny Van Poppel (Intermarché-Wanty-Gobert), Simon Yates (Team BikeExchange), Dylan Van Baarle (Ineos Grenadiers), Patrick Konrad (Bora-Hansgrohe), Christophe Laporte (Cofidis), Victor Campenaerts (Qhubeka NextHash), Soren Kragh Andersen (Team DSM), Matej Mohoric (Bahrain Victorious), Hugo Houle (Astana-Premier Tech), Dorion Godon (AG2R Citroën) e Franck Bonnamour (B&B Hotels). Tappa scoppiettante con un ritrovato Nibali, assieme ai due fenomeni Van Aert (deluso per questo avvio deludente) e Van der Poel, galvanizzato da una maglia che sta onorando alla grande. Il gruppo perde terreno e all’inizio delle salite ha un passivo di oltre 7’. Davanti, attaccano Brent Van Moer e Matej Mohoric sulla prima salita di giornata, poi ripresi ai -46 da Victor Campenaerts e Jasper Stuyven. Nibali è molto attivo, mentre si staccano, tra gli altri, la maglia verde Mark Cavendish, pago del successo in avvio di un T.V. che gli consente di aumentare il vantaggio nella classifica a punti.

Salita chiave a 18 km dal traguardo: Carapaz vola, salta Roglic! – Matej Mohoric si scatena sulla salita più attesa della giornata del Signal d’Uchon (con annesso point bonus): 5,7 km al 5,7%, ma con gli ultimi due con una media dell’11% e punte al 18%. Lo sloveno lascia sui pedali Stuyven e Van Moer e si lancia solitario. Dietro esplode la corsa con Patrick Konrad, poi il gruppetto con Van Aert, VDP e Nibali. Gruppo che rimane lontano, oltre 6’. Ma in prossimità del GPM scatta forte Richard Carapaz! L’ecuadoriano della Ineos leva di ruota Pogacar e tutti gli altri. Primoz Roglic si sfila e perde contatto dalla coda del gruppo.

Mohoric centra il tris nei GT – Lo sloveno della Bahrain-Victorious tiene bene anche sull’ultima salita e si lancia verso la vittoria. Già baby talento del ciclismo mondiale (vanta un mondiale tra gli juniores (2012) e uno tra gli under23 (2013), Mohoric che da professionista ha fatto conoscere sprazzi della sua classe chiude il cerchio delle vittorie nei Grandi Giri e dopo i successi di tappa alla Vuelta (2017) e al Giro (2018) vince con un’autentica impresa al Tour. Sul traguardo, il campione nazionale sloveno si lascia andare ad un pianto liberatorio di felicità (per lui anche la maglia a pois di leader degli scalatori). Poi, occhio al cronometro per le distanze tra i vari gruppetti. Stuyven si prende la seconda piazza a 1’20”, Magnus Cort Nielsen a 1’40” precede Van der Poel, Asgreen, Bonnamour, Konrad e van Aert; Nibali arriva a 2’57”. Il gruppo paga 5’15”, regolato da Alaphilippe, con Carapaz ripreso proprio negli ultimi metri. Per il vincitore del Giro 2019 tanto rumore per nulla. Roglic esce di classifica, per lui 9’03”, quasi 4′ da Pogacar e gl altri big della Generale.

Di Ettore Ferrari

Sono nato a Catania il 14 aprile 1971. In redazione dicono sempre che sono troppo preciso, da qui il nomignolo "nessun capello fuori posto". Sono la "Memoria storica" del ciclismo.