di Ettore Ferrari

Per la prima volta nella lunghissima storia del Giro di Lombardia (da qualche anno “Il Lombardia”), la classicissima che tradizionalmente chiude la stagione, il “mondiale d’autunno”, la classica delle “foglie morte” si disputa nel bel mezzo dell’estate, a Ferragosto. Conseguenza del lungo stop alle gare per effetto del coronavirus Covid-19, la pandemia che ha investito il mondo.

Novembre nei primi anni, poi ottobre diventa il mese del “Lombardia” – La storia della corsa lombarda, iniziata nel lontanissimo 1905 (vittoria del “diavolo rosso” Giovanni Gerbi) ci riporta al periodo autunnale. Proprio la prima edizione è quella più in là nel calendario: 12 novembre, data più lontana nella stagione, mai più ripetuta. Anche se, per diversi anni e fino agli anni ’20, la gara si disputò quasi sempre nel mese di novembre. L’ultima volta (8 novembre) nel 1936 con il primo dei tre trionfi di un giovanissimo Gino Bartali. Dagli anni ’30, la corsa viene inserita stabilmente nel mese di ottobre, quasi ad identificare l’inizio dell’autunno. Unica eccezione di un Lombardia “settembrino” fu nel 2012 (29 settembre) con il primo acuto dello spagnolo Joaquin Rodriguez. Altre edizioni anticipate furono nel 2016 (1 ottobre) con vittoria di Esteban Chaves; 2015 (4 ottobre) primo centro di Vincenzo Nibali; e 2014 (5 ottobre) con il blitz di Daniel Martin. Mai, però, come quest’anno.

Il maltempo elemento caratterizzante – Il Lombardia è stato sovente caratterizzato dal maltempo. Non si contano le edizioni nelle quali i corridori hanno dovuto superare, oltre alla durezza di un percorso sempre infarcito di salite, anche le avverse condizioni meteo. Un elemento che, verosimilmente, non sarà presente quest’anno il 15 agosto. Anzi, sarà il caldo un elemento nuovo, in antitesi a freddo e pioggia, a simboleggiare un Lombardia inedito.

Rominger nella nebbia nel ’92 – Limitandoci alle edizioni degli ultimi 30 anni, ricordiamo lo splendido assolo di Toni Rominger nel 1992. Lo svizzero, che aveva già vinto la classica lombarda tre anni prima, attacca da lontano, viene ripreso da un gruppetto con il bi-campione del mondo Gianni Bugno e il suo grande rivale Claudio Chiappucci. Poi, però, proprio il freddo e la pioggia inducono Bugno a mollare in discesa (errore fatale), mentre l’elvetico si scatena. Sul traguardo, Rominger giunge in mezzo alla nebbia con 41” su Chiappucci, l’unico a limitare l’impresa dello svizzero; molto più staccati gli altri: 3° un ottimo Davide Cassani a 2’50”; 4° Raul Alcala a 5’15”; 5° Rolf Sorensen a 6’53”. Al nono posto un ragazzino di 21 anni, esordiente e pro’ da soli due mesi: Davide Rebellin. Bugno chiude lontanissimo (20°) una corsa che per lui resterà stregata.

Di Ettore Ferrari

Sono nato a Catania il 14 aprile 1971. In redazione dicono sempre che sono troppo preciso, da qui il nomignolo "nessun capello fuori posto". Sono la "Memoria storica" del ciclismo.