di Giuseppe Girolamo

Il ciclismo è pieno di aneddoti sulla borraccia, il più famoso, il più intrigante è quello che vede protagonisti Coppi e Bartali. Ancora oggi su quell’episodio si dibatte: “È stato Bartali a passare la boraccia a Coppi o viceversa?”

La borraccia non è solo un semplice oggetto di plastica, per i ciclisti è qualcosa di più. Quante volte abbiamo assistito a crisi incredibili solo perchè al ciclista è mancata l’acqua. Acqua importante a dissetarsi. Acqua fresca da buttarsi in testa e sul corpo per stemperare la calura delle giornate più afose. Alcuni episodii, legati al ciclismo pionieristico, raccontano addirittura di borracce piene non di acqua, ma di vino, era quest’ultimo, infatti, il liquido preferito da alcuni ciclisti. Leggende? Forse si, forse no! L’unica cosa di concreto resta il fascino della borraccia.

Ha da sempre rappresentato un cimelio importante per tutti i tifosi si assiepano a bordo strada a vedere una gara ciclistica. Per loro portare a casa la borraccia è un obiettivo raggiunto. Se la borraccia poi arriva dal campione preferito, diventa un cimelio, una reliquia. L’ultima attestazione ci arriva dal campionato nazionale sloveno. Le immagini di un bambino felicissimo per aver ricevuto la borraccia del suo idolo Tadej Pogacar. Le immagini divenute virali hanno fatto il giro del mondo. La felicità di quel piccolo tifoso attestano appieno come quel semplice oggetto di plastica, qualsiasi siano le epoche, avrà sempre un fascino particolare.

Di Giuseppe Girolamo

Sono siciliano, anche se sono nato (per puro caso) a Torino il 28 giugno 1973. Perchè scrivo di ciclismo? Perchè da corridore ero troppo scarso! Addetto stampa e organizzatore di eventi sportivi e culturali. Per info: giuseppegirolamo@gmail.com