di Ettore Ferrari
Una carriera sontuosa, ricca di successi pesantissimi che ha pochi eguali nella storia delle classiche di ogni epoca. Lui è Philippe Gilbert, belga, precisamente vallone di Verviers, dove è nato il 5 luglio del 1982 e da dove ha mosso le prime pedalate per una lunghissima parabola ascendente, che lo ha portato sul tetto del mondo. Si ritira al termine del 2022 praticamente con un solo rimpianto, non aver vinto la Milano-Sanremo, ovvero l’unica classica Monumento che manca alla sua collezione. Per il resto, il suo è un curriculum da incorniciare: Mondiale, Lombardia (2), Liegi, Fiandre e Roubaix! E ancora la Freccia, 4 Amstel (!) e numerose semiclassiche. Vincitore di tappe in tutti e tre i GT, e una presenza costante nel ciclismo che conta per oltre due lustri.
Professionista per 20 stagioni, fino a 40 anni! – Il suo primo contratto da pro’ lo firma con la Francaise des Jeux nel 2003. Philippe non ha nemmeno 21 anni e comincia la grande avventura. Con la formazione transalpina rimane fino al 2008, completando una lenta ma costante crescita di risultati. Il primo acuto di rilievo nel 2006 alla Omloop Het Volk, senza dimenticare il Grand Prix de Fourmies e il Grand Prix de Wallonie. Nel 2008, dopo aver vinto per la seconda volta l’Het Vok ed essere salito per la prima volta sul podio in una classica Monumento (3° alla Sanremo), in chiusura di stagione fa sua la Parigi-Tours, nobile classica un po’ decaduta.
L’esplosione nel 2009 con un finale di stagione incredibile: Coppa Sabatini, Parigi-Tours (battendo Tom Boonen!), Gran Piemonte e Giro di Lombardia: 4 vittorie su quattro in dieci giorni! Il primo anno alla Silence-Lotto si chiude col botto, dopo avere vinto una tappa al Giro d’Italia. Nel 2010 si conferma con una continuità impressionante: 9° alla Sanremo, 3° al Fiandre e alla Liegi, vincitore della sua prima Amstel Gold Race, prima di chiudere con uno splendido bis in solitaria al Lombardia.
La consacrazione nel 2011 – L’anno più ricco di Glbert, che vince 26 gare, ma soprattutto dimostra una superiorità disarmante che lo porta a conquistare, unico nella storia, uno straordinario poker di classiche: Freccia del Brabante, Amstel Gold Race, Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi! Qualcosa di veramente straordinario. In quel 2011 al belga riesce tutto facile, conquistando le maglie tricolori di campione nazionale sia nella prova a cronometro che in quella in linea (dopo tre secondi posti). Al Tour de France fa sua la prima tappa con un guizzo dei suoi e conquista la maglia gialla. Dopo il Tour, si prende pure San Sebastian. Il mondiale è per i velocisti, altrimenti… A fine anno decide di cambiare casacca è passa alla statunitense BMC. Il 2012 sarà un anno privo di successi, che fece da contraltare alla meravigliosa annata precedente. Poi, alla Vuelta si sblocca vincendo 2 tappe, presentandosi al Mondiale con una grossa condizione.
Il capolavoro di Valkenburg – Con un’irresistibile stoccata sul Cauberg, Gilbert “leva” letteralmente di ruota il gruppo dei migliori e si invola verso il traguardo conquistando a 30 anni la maglia iridata di campione del mondo. È l’apoteosi di un campione. Un campione che negli anni successivi, fino al 2016, pur con qualche successo di peso (una tappa alla Vuelta 2013-unico successo in maglia iridata; la terza Amstel nel 2014; due tappe al Giro 2015; il secondo titolo belga in linea nel 2016) si avvia al tramonto. A 34 anni suonati, Gilbert lascia la BMC e firma un contratto con la Quick-Step. Lo squadrone belga di quel volpone di Patrick Lefévère, che crede ancora fortemente in lui.
Gli ultimi capolavori: Fiandre e poker all’Amstel nel ’17, la Roubaix nel ’19 – La capacità di reinventarsi, di trovare nuovi stimoli gli permette di raggiungere ancora l’apice nelle grandi classiche, dalle amate Ardenne ai muri fiamminghi e al pavé. Nel 2017 vince con una strepitosa fuga di 50 km il Giro delle Fiandre. Un paio di settimane dopo supera in una entusiasmante volata a due Michal Kwiatkowski, che sembrava prevalere, e firma il poker all’Amstel (solo Jan Raas con cinque vittorie ha fatto meglio di lui nella classica orange). Un’accoppiata rimarchevole a 35 anni. L’ultimo capolavoro due anni dopo con il trionfo nel velodromo di Roubaix: l’Inferno del Nord è suo, una classica che non era nelle sue corde e cha fa sua grazie a un grande lavoro di squadra e alla sua immensa classe. Rimane la Sanremo, che rimarrà una chimera, nonostante i 18 assalti. Ma fa niente, caro Philippe. Il tuo posto preminente nella storia del ciclismo te lo sei ampiamente meritato. Chapeau.
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