froome-cyclingtime-giro-bardonecchia

di Ettore Ferrari

Dopo le indiscrezioni degli ultimi due mesi, il matrimonio tra la Ineos (ex Sky) e Christopher Froome è così giunto al capolinea. Il plurivincitore dei GT dell’ultimo decennio e la sua squadra hanno da poco annunciato la separazione a fine stagione. Per il classe 1985 si apre un nuovo e, verosimilmente, ultimo segmento di carriera alla Israel Start-Up.

Inizio anonimo, poi il salto nel ciclismo che conta – La carriera da professionista del “keniano bianco” inizia in nel lontano 2007 con una piccolissima squadra (Konica-Minolta), per proseguire in Italia (Barloworld) alla corte di Claudio Corti. Queste stagioni sono del tutto anonime per il longilineo atleta britannico, che coglie appena tre successi in corse di scarso rilievo.

2010: ecco SKY! – All’alba del secondo decennio del nuovo millennio, SKY decide di entrare nel mondo del ciclismo. Grossi investimenti, un budget subito di alto livello e alcuni nomi di prestigio, con un occhio particolare ai corridori inglesi; Froome è tra questi. Il primo anno (già quarta stagione da pro’!) è assai deludente, con l’onta dell’espulsione dal Giro d’Italia per traino. Anche il 2011 si caratterizza per la totale assenza di risultati. Praticamente, nessuno si accorge di lui, fino a settembre…

La svolta alla Vuelta 2011 – Partito col ruolo di gregario di Bradley Wiggins, pluricampione olimpico e iridato della pista, che vuole puntare ai GT, Froome si trasforma realizzando la migliore corsa della sua già quinquennale carriera da pro’. Forte a cronometro, ma soprattutto in salita, il suo stile è sgraziato ma estremamente efficace. Indossa la roja al termine della crono di Salamanca che, poi, cede al suo capitano Wiggins il giorno seguente. Il 7 settembre, sul traguardo di Pena Camarga, Froome ottiene il primo grande successo. In testa alla classifica c’è lo spagnolo Juan Cobo (altra grossa sorpresa della corsa). Negli ultimi giorni Froome aiuta Wiggins in salita, ma corre anche per sè. Risultato? Cobo vince per soli 13” su Froome, terzo Wiggins. Il ciclismo che conta si accorge di questo 26enne britannico. È l’inizio della sua straordinaria ascesa nelle grandi corse a tappe.

Ancora “gregario” di Wiggins nel ’12 – Il 2012 è l’anno di sir Bradley Wiggins, capace di vincere tutte le corse a tappe alle quali prende parte prima di presentarsi al Tour de France con l’obiettivo dichiarato di vincere. E “Wiggo” realizza il suo sogno, dalla pista alla Grande Boucle, superando le vette alpine e pirenaiche giunge a Parigi con la maglia gialla! Ma dietro quel trionfo, c’è il suo giovane delfino (di cinque anni più giovane) che lo ha protetto e addirittura atteso in un paio di tappe di montagna: Chris Froome. In quel Tour Froome, dà più volte l’impressione di essere il più forte in salita, ma rispetta le gerarchie e termina comunque secondo sui Campi Elisi, in un podio che vede sul terzo gradino anche il nostro Vincenzo Nibali. Realizzato il suo grande sogno, Wiggins, appagato e probabilmente incapace di poter sopportare gli enormi sacrifici per puntare ancora ad un GT, lascia la leadership a Froome.

Il Tour sempre in cima agli obiettivi, ma anche Vuelta e, infine, il Giro – Quel mulinare sui pedali diventa il suo marchio distintivo. Chris Froome diventa il signore del Tour nel 2013 e, con la sola parentesi di uno strepitoso Nibali nel ’14, l’anglo-keniano si ripete nel 2015-16-17, per uno splendido poker. In mezzo altri due podi alla Vuelta (sempre secondo), prima dell’agognato successo in terra di Spagna per realizzare la doppietta Tour-Vuelta nel 2017. L’anno dopo il trionfo al Giro, dopo la spettacolare impresa d’altri tempi sul Colle delle Finestre e l’arrivo a Bardonecchia che gli regala un’ormai insperata maglia rosa. 4 Tour, 1 Vuelta e 1 Giro Chris Froome ha 33 anni ed è all’apice della carriera. Il rapporto con Sky e il suo storico manager Dave Brailsford è solidissimo.

Il grave infortunio, l’ascesa di Bernal e la decisione di cambiare – Dopo avere fallito il quinto Tour (e l’accoppiata Giro-Tour), l’anno scorso il gravissimo infortunio al Delfinato e la lenta ma decisa ripresa hanno fatto vacillare la leadership in seno alla formazione (divenuta Ineos). Proprio in casa propria, Froome ha i più pericolosi avversari nella corsa alla quinta affermazione in terra di Francia. Geraint Thomas (vincitore nel ’18), ma soprattutto il giovanissimo Egan Bernal (primo l’anno scorso) reclamano spazio e il suo entourage non può garantirgli di sostenerlo al 100% già quest’anno nella corsa alla maglia gialla. Un atleta della portata di Froome non può limitare la sua ambizione e così la separazione diventa inevitabile. Un divorzio che potrebbe rivelarsi incandescente già al Tour di quest’anno quando Froome, Bernal e Thomas dovranno coesistere.

Di Ettore Ferrari

Sono nato a Catania il 14 aprile 1971. In redazione dicono sempre che sono troppo preciso, da qui il nomignolo "nessun capello fuori posto". Sono la "Memoria storica" del ciclismo.