Stybar sul traguardo della Omloop Het Nieuwsblad

Con un colpo di mano ai -2, il ceco Zdenek Stybar sorprende i quattro compagni d’avventura e va a vincere in solitaria la prima classica del pavé. Alle sue spalle, Greg Van Avermaet precede gli altri tre componenti la fuga decisiva.

Cronaca – Con la Omloop Het Nieuwsblad si apre ufficialmente la stagione delle classiche del pavé. Greg Van Avermaet (vincitore nel 2016 e nel ’17, 2° nel ’14) è il grande favorito della vigilia, desideroso di aprire bene la lunga serie delle classiche fiamminghe con la maglia della sua nuova squadra. La corsa rimane bloccata dal tatticismo, con la solita fuga di corridori meno attesi.

Piccolo Giro delle Fiandre – Quest’anno è proprio la riproposizione della classicissima dei muri ante 2012: 13 muri, ultimi due il mitico Grammont e il Bosberg, che per anni hanno caratterizzato la Ronde van Vlaanderen. I big restano al coperto fino ai -40, poi si avvantaggia un gruppo di una ventina di unità. Sul Leberg (-36 km) il più attivo è Van Avermaet. Ci sono ben quattro italiani: Daniel Oss (sempre protagonista e uomo squadra a queste latitudini), Sonny Colbrelli, il campione europeo Matteo Trentin e il giovane Davide Ballerini. Ma quello più reattivo al forcing del campione olimpico di Rio 2016 appare il ceco Zdenek Stybar che, con il campione del Belgio Yves Lampaert, è nel gruppo principale e rappresenta la formazione da sempre più forte su questi sentieri: la Deceuninck-Quick Step. Della fortissima multinazionale belga resta, però, tagliato fuori Philippe Gilbert, che proprio in questa classica ottenne le prime vittorie importanti in carriera tanti anni fa (2006 e 2008). Sul Berendries (altro muro classico del Fiandre), in testa a menare c’è Alexey Lutsenko, reduce un paio di settimane fa da una straripante vittoria al Tour of Oman (3 tappe e la classifica finale!).  Il distacco con il primo gruppo inseguitore è esiguo, appena una ventina di secondi.

Caduta di Benoot – La scivolata, in una curva a sinistra, di Tiesj Benoot spezza il gruppo di testa, perde contatto tra gli altri anche Lampaert, mentre già in affanno Trentin e Colbrelli. Davanti, sotto la spinta di un generoso Van Avermaet, restano solo in sei: oltre all’olimpionico ci sono Tim Wellens, Dylan Teuns, Stybar e un ottimo Oss. Libero dagli obblighi di gregariato a favore di Peter Sagan (a proposito, lo slovacco non gareggia dal 3 febbraio), il trentino della Bora-hansgrohe si difende egregiamente sulle strade del Belgio.

Grammont e Bosberg: GVA non riesce ad involarsi – Si arriva così al momento topico della corsa con il leggendario muro di Grammont. Il più attivo è sempre Van Avermaet, ma Stybar non molla un metro. Un po’ in affanno, ma riescono comunque a rimanere accodati Lutsenko, Teuns e Wellens, mentre si stacca nel punto più duro Oss. Il primo gruppo inseguitore si avvicina e si riporta a soli 11”, ma sull’ultimo strappo in programma (Bosberg) Van Avermaet si produce in una nuova impressionante accelerata che rigetta gli inseguitori ad oltre mezzo minuto. È fatta, i cinque di testa si giocano la vittoria liberi dal fiato degli inseguitori nei chilometri finali. Ancora Van Avermaet tenta di andarsene, ma viene stoppato. Il colpo riesce, invece, a Stybar che ai -2,3 scatta e si invola verso la vittoria. Per il ceco un successo importantissimo che, dopo la vittoria nell’ultima tappa della Volta ao Algarve domenica scorsa, conferma l’eccellente stato di forma di un atleta dal passato luminoso nel ciclocross (Superprestige, Coppa del mondo e, soprattutto, 3 titoli Mondiali!), che anche su strada vanta alcune vittorie significative (tappe al Tour, Vuelta e Tirreno-Adriatico), tanti piazzamenti (2° alla Parigi-Roubaix due volte) e un ruolo importante nello scacchiere della Quick Step. La volata dei battuti è vinta da Van Avermaet (magra consolazione dopo una gara d’attacco) su Wellens, Lutsenko e Teuns. Trentin, 9°, è il primo dei nostri.

Di Ettore Ferrari

Sono nato a Catania il 14 aprile 1971. In redazione dicono sempre che sono troppo preciso, da qui il nomignolo "nessun capello fuori posto". Sono la "Memoria storica" del ciclismo.

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