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di Ettore Ferrari

Era il primo arrivo in salita di questo 106esimo Giro d’Italia, atteso per vedere i big al primo responso importante e invece… non è successo nulla, ma proprio nulla tra i grandi favoriti. Spazio e gloria per i coraggiosi attaccanti, con Davide Bais che ha vinto, ma onore e merito anche per Karel Vacek e Simone Petilli, che sono finiti alle sue spalle.

Petilli, Vacek e Bais: tre eroi sul Gran Sasso – Da sempre il primo arrivo in salita al Giro e, più in generale in una Grande Giro, rappresenta un test importante, a volte non tanto per stabilire chi porterà la maglia rosa alla fine, ma piuttosto chi non vincerà perché esce di scena. Oggi da Capua ai 2.130 metri di Campo Imperatore sul Gran Sasso d’Italia (218 km), il palcoscenico è stato interamente occupato dai tre attaccanti che, partiti praticamente subito con altri atleti (fra i quali anche Mattia Bais, fratello di Davide), hanno portato a termine l’azione della vita. La salita finale, inizia con un lungo falsopiano per poi arrivare agli ultimi 5000 metri, davvero duri, che non scaldano nessuna azione tra gli attesi protagonisti. Così gli audaci all’attacco arrivano giustamente a giocarsi la vittoria.

Primo acuto da pro’ per Bais – Nessuno dei tre ha mai vinto da professionista e arrivare su uno dei traguardi più importanti di questo Giro a giocarsi il successo fa tremare i polsi a tutti e tre. Petilli lancia la volata, ma si spegne subito, mentre Bais riesce a piazzare lo scatto vincente che gli regala una vittoria davvero sensazionale che esalta tutto il team, la Eolo Kometa di Ivan Basso e Alberto Contador. Seconda moneta per Vacek e ultimo gradino del podio di giornata per Petilli. Alle loro spalle nessuna mossa degna di nota, tutti assieme senza nemmeno provare. Andreas Leknessund rimane dunque in rosa e per lui è la quarta maglia rosa.

Di Ettore Ferrari

Sono nato a Catania il 14 aprile 1971. In redazione dicono sempre che sono troppo preciso, da qui il nomignolo "nessun capello fuori posto". Sono la "Memoria storica" del ciclismo.