Svestita la maglia della Androni Sidermec, Andrea Vendrame ha indossato quella della francese AG2R La Mondiale. Dopo l’ottima stagione 2019 una squadra World Tour è stata pronta a dargli fiducia, trovando nel ciclista veneto il giusto inserimento per dare un contributo importante sia nelle gare a tappe, sia in corsa di un giorno. Un ciclista adatto a tutte le esigenze, insomma. In questo periodo di isolamento abbiamo contattato telefonicamente il 25enne trevigiano per farci spiegare le proprie sensazioni sull’attuale momento dello sport e le sue prime gare con la nuova maglia.

Partiamo da una domanda molto gettonata in questo momento così particolare: come passi le tue giornate?
La mattina mi alleno e nel pomeriggio svolgo esercizi in casa. Io ho la fortuna di avere un giardino e ne posso approfittare per fare delle passeggiate. Poi un po’ di TV e qualche lavoretto domestico”.

Riesci ad allenarti con regolarità?
Si! Sono un professionista e sono autorizzato. Cammino col tesserino UCI in tasca ed esco da solo così come prevede la legge. Qualcuno di questo non ne è a conoscenza e non perde occasioni di insultarci, a volte anche pesantemente. Io faccio finta di non sentirli, anche se danno fastidio”.

Come svolgi i tuoi allenamenti?
Il mio programma è un po’ ridotto rispetto a quello previsto: faccio allenamenti di mantenimento. Non sappiamo quando ricominceremo a correre e perciò è difficile fare un programma. E’ un po’ come ritornare all’inverno, solo che adesso non sai quando riprenderai”.

Ottimo inizio di stagione. Quali sarebbero state le gare a cui avresti puntato?
E’ iniziata bene. La forma stava crescendo, permettendomi a mio avviso di arrivare in buone condizione alla Milano Sanremo, uno dei miei obiettivi per la stagione. L’altro (se si farà) sarà il Giro d’Italia”.

Niente Tro Bro Leon?
No, non rientrava nei programmi. Sono l’unico italiano in squadra e assieme ai tecnici abbiamo deciso di dedicarci prevalentemente sulle gare italiane”.

Vendrame androni sidermec

Vittoria alla 37esima edizione della Tro Bro Leon: primo italiano ad aggiudicarsi la gara francese

Quali le differenze tra una formazione Professional e una World Tour?
Per me l’Androni è stata una grande famiglia, ma col budget ridotto rispetto alla AG2R La Mondiale. In una formazione World Tour hai molte più opportunità. Con questo non voglio essere frainteso: ringrazierò sempre lo staff della Androni per quanto mi hanno dato, ma il World Tour è tutt’altro mondo”.

Hai vissuto in prima persona l’esperienza alla UAE Emirates. Come hai vissuto quei momenti?
Non bene! Siamo stati chiusi nelle camere per conoscere l’esito dei tamponi. Sono stati due giorni difficili, sia dal punto di vista psicologico, sia dal punto di vista prettamente sportivo. C’erano due casi andati al Pronto Soccorso per febbre alta: a mio avviso sospendere la corsa è stata una decisione azzardata. Dopo due giorni di quasi isolamento, mi hanno comunicato la negatività del mio tampone (così come la maggior parte dei corridori) e sono potuto rientrare a casa. Altri, invece, sono rimasti rinchiusi in albergo per giorni e giorni”.

Quei due giorni come avete ammazzato il tempo?
Il mio compagno di camere era Geoffrey Bouchard. Con lui cercavamo di far passare le giornata nella maniera migliore: guardando qualche film e cercando passioni in comune. Poi noi eravamo fortunati: avevamo la camera esposta sul circuito automobilistico, dove giravano regolarmente le vetture da corsa. Era come godersi un Gran Premio in Tribuna VIP (ride)”.

Cosa pensi delle proposta UCI di far slittare la fine della stagione di un mese e mezzo?
A mio avviso questa sarebbe una soluzione sbagliata. A novembre si correrebbe con freddo e pioggia, per noi ciclisti non sarebbe il massimo. Poi non ci sarebbe tempo di rifiatare in vista della stagione suggestiva. Capisco le esigenze degli organizzatori e degli sponsor, ma alcune soluzioni mi sembrano una follia”.

Ti manca il gruppo? E cosa ti manca delle gare?
Il gruppo mi manca. Mi mancano le competizioni. Noi atleti abbiamo bisogno delle gare anche per capire il nostro reale stato di forma. Io, così come il resto dei miei colleghi, non vediamo l’ora di tornare a svolgere al meglio il nostro lavoro”.

Concludiamo con un invito a coloro i quali si allenano in strada anche non essendo professionisti.
Li inviterei a restare a casa, così come prevede il Decreto. Per loro perdere giorni di allenamento non è così tragico come lo sarebbe per noi. Ci sono valide alternative per poter svolgere un’ottima attività ciclistica anche da casa. Uscire in bici in questi giorni si rischia di creare problemi, anche sotto l’aspetto sanitario, in caso di cadute”.

(foto in alto Vincent Curutchet)

Di Giuseppe Girolamo

Sono siciliano, anche se sono nato (per puro caso) a Torino il 28 giugno 1973. Perchè scrivo di ciclismo? Perchè da corridore ero troppo scarso! Addetto stampa e organizzatore di eventi sportivi e culturali. Per info: giuseppegirolamo@gmail.com