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Learco Guerra, mitica Locomotiva umana, conquista nel 1933 la Milano-Sanremo dando smacco al rivale di sempre Alfredo Binda.

Guerra attacca dopo Masone e provoca una netta selezione. Dopo vari ricongiungimenti si forma un gruppo di dodici unità, con Binda e Guerra. Restano ancora cento chilometri, ma la lotta è ristretta a questi attaccanti. Sui Capi, ci provano invano prima Alfredo Bovet (vincitore dell’ultima edizione) sul Cervo, e poi Guerra sul Berta.

Caduta di Binda e Di Paco – A San Lorenzo al Mare, a meno di 10 km dall’arrivo la svolta: Raffaele Di Paco, fior di velocista, urta Binda. I due finiscono a terra e perdono terreno. Rimangono in cinque: con Guerra restano Bovet e Pietro Rimoldi, e i tedeschi Ludwig Geyer e Karl Altenburger. Sarà volata tra questi atleti e Learco Guerra, campione d’Italia, con una progressione delle sue non lascia scampo agli avversari. Bovet, Rimoldi, Altenburger e Geyer terminano nell’ordine alle sue spalle. Binda a 1’56” regola i primi inseguitori. A 3’29” il leggendario Costante Girardengo (6 trionfi – record – e 10 podi consecutivi, record imbattuto) conclude all’undicesimo posto la sua ultima Sanremo a 40 anni suonati.

Protagonista di un’epoca – Atleta possente, fortissimo su tutti i terreni Learco Guerra fu uno dei più grandi atleti della sua epoca: Giro d’Italia (con 30 tappe vinte!); 8 tappe al Tour in due sole partecipazioni (2° sia nel 1930 che nel ’32); campione del mondo a Copenaghen nel 1931 (unico mondiale disputato a cronometro prima dell’istituzione della prova); Sanremo e Lombardia; 5 titoli italiani consecutivi. Un Grande.

Grande D.S., poi la morte a soli 60 anni – Chiusa la carriera agonistica passò sull’ammiraglia diventando senza dubbio uno tra i più stimati ed intelligenti tecnici del dopoguerra.  Learco portò in Italia un campione della statura di Hugo Koblet per fargli vincere, primo straniero, il Giro d’Italia. Successivamente andò a pescare un timido e piccolo lussemburghese di nome Charly Gaul che vinse 2 Giri. Purtroppo, il morbo di Parkinson lo aggredì e nel ’61 subì un primo intervento al cervello; dal cervello la malattia si irradiò lungo le braccia, procurandogli quel tremolio che gli fu fatale. Si spense all’ospedale Niguarda di Milano, all’età di 60 anni, il 7 febbraio del 1963.

Di Ettore Ferrari

Sono nato a Catania il 14 aprile 1971. In redazione dicono sempre che sono troppo preciso, da qui il nomignolo "nessun capello fuori posto". Sono la "Memoria storica" del ciclismo.